Maggiore Giovanni Piovesana

1896 – 1941

Già poco dopo la guerra, il rag. Piovesana contribuì, col Generale Gambi e tanti altri tra i quali Sartor, Serafin, Soravia, Colussi, Borga, Dagai e Bidasio, a costituire la nostra Sezione Alpini della quale divenne presidente e consigliere in vari periodi.

(Associazione Nazionale Alpini – Sezione di Conegliano)

 

 

8 febbraio 1941 – muore in Grecia per ferite riportate in combattimento Giovanni Piovesana, tenente nel 7° Alpini, battaglione Belluno. Decorato con una prima medaglia di argento nel 1916 con la seguente motivazione: “Occupava con il plotone una cengia sopra una posizione sotto la quale doveva brillare una potente mina. Con mirabile esempio di arditezza, di energia e disprezzo del pericolo teneva la posizione e, con bella perizia alpina, sapeva fermare entro una grotta 60 austriaci venuti a riprendere la posizione perduta.” 

Nel 1918 merita la sua seconda Medaglia d’Argento, con la seguente motivazione: “Comandante di un plotone di assalto, con arditi servizi di pattuglie personalmente riconosceva la linea nemica. Si apriva poi con mirabile ardimento i varchi attraverso due linee di reticolato, ed attendeva l’avversario, appostato col suo plotone; al sopraggiungere di un drappello di nemici, li metteva in fuga infliggendo loro perdite e facendone prigioniero uno dopo viva lotta. Già distintosi in precedenti azioni per calma e coraggio.”

Con lo scoppio della seconda guerra, a quarantaquattro anni Piovesana è richiamato alle armi e viene assegnato al battaglione Val Cismon col quale parte per Valona raggiungendo poi il fronte della Voiussa. Alla testa della Compagnia Comando, verso la fine di gennaio del 1941, Piovesana durante una visita alle posizioni della 264ª Compagnia viene colpito da una raffica di fucileria e da schegge di mortaio. Viene ricoverato all’ospedale da campo e nonostante due interventi chirurgici, muore l’8 febbraio dopo qualche giorno di agonia.
Gli viene invece conferita una medaglia di bronzo con la seguente motivazione:
«Comandante della Compagnia Comando di un battaglione impegnato in un aspro combattimento, d’iniziativa raggiungeva gli elementi avanzati del battaglione per coadiuvare il proprio comandante nel deciso sforzo di contenere l’avversario e sventare la minaccia di accerchiamento. Con ammirevole calma ed intrepido coraggio si portava, in piedi allo scoperto, anche nei punti più battuti, per animare la resistenza. Ferito gravemente, chiedeva di non essere abbandonato dalla posizione dove la sua presenza poteva essere ancora utile».

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